per nutrire la fede …
SALMO 22 (23)
“IL SIGNORE È IL MIO PASTORE”
- Estate con i Salmi (8) –
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me
tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà
mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni.
Il salmo 22 (23) è molto conosciuto. È costruito attorno a due immagini, che sono come due ritratti di Dio: l’immagine del pastore e dell’ospitante. Il pastore ha in mano un bastone per colpire i
nemici e per indicare la strada. Sono le due situazioni che non raramente angosciano l’uomo: la paura dei pericoli e l’incertezza della strada da percorrere.
Nel salmista non c’è traccia di angoscia, perché egli vive una profonda certezza: “Tu sei con me” (v. 4b), una presenza amica e gratuita. La gratuità è detta con un’espressione che può
sorprendere: “Mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome” (v. 3b). L’importante è proprio questo “per amore del suo nome”: dice che Dio è fedele a se stesso e che perciò il suo amore
è gratuito. La sicurezza del salmista poggia sulla solidità della generosità di Dio, non sulla propria traballante fedeltà. Fin qui l’immagine dei pastore.
Ma c’è anche l’immagine dell’ospitante: “Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici, cospargi di olio il mio capo, il mio calice trabocca” (v. 5). Forse qui si allude a una
festa di ringraziamento: il salmista è stato ingiustamente accusato, ma ora è libero e felice, e i suoi accusatori sono confusi, e di questo il salmista gioisce. Non disprezziamo troppo questo
sentimento molto umano!
Il salmo si chiude con una grande speranza: “Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita” (v. 6). Felicità è la traduzione del vocabolo ebraico tob, che ha un significato
molto ampio: buono, piacevole, bello, utile, ricco di senso. E grazia è la traduzione di hesed, che dice l’amore fedele, non solo ricevuto ma anche dato. Dunque due le cose che il salmista chiede
al Signore e che è certo di ottenere: il benessere per vivere e l’amore per respirare. Sono le due cose essenziali di cui l’uomo non può fare a meno.
“Le centinaia di libri che ho letto non mi hanno mai procurato tanta luce e tanto conforto quanto questi versi del salmo 22(23)”. Questa testimonianza del filosofo H. Bergson esprime limpidamente
il fascino costante esercitato sui lettori da questa lirica studiata, amata e continuamente echeggiante nelle liturgie cristiane.
“Dio, o pastore di costellazioni, Spirito che apri il volo agli infiniti stormi di uccelli verso i terminali delle loro migrazioni; Spirito che spiri avanti tutti i pensieri degli uomini buoni e
giusti; Spirito che conduci i pellegrini dello spirito negli incantati pascoli della santità, e gli erranti riconduci da sperduti deserti sulle vie della vita, e mai deisti, Divino mendicante, di
cercare la pecorella smarrita: se il vederti con gli occhi del corpo è di troppo in questa valle oscura, che almeno sempre oda i tuoi passi mentre mi cammini accanto, o Compagno di traversata; e
ciò sia a tua gloria più ancora che il prestarti a guidare le stelle nella notte”.
Grazie al Padre che ci ha benedetti
Fin dall’alba del mondo nel Cristo
Nello spirito il solo pastore che nei cieli ci fa camminare.
PREGHIAMO [di David Maria Turoldo]
Gesù Cristo, pastore buono,
che ti sei fatto nostro compagno di cammino:
a causa delle nostre infedeltà
non lasciarci mai soli,
poiché ci perderemo in aridi pascoli
e ci smarriremo nella valle oscura;
ma continua a custodirci
e a difenderci dai lupi;
a nutrirci di cibi purissimi
a portarci tutti a libertà.
amen