TRATTI LUMINOSI DEL

VOLTO DI CRISTO

 

IL VOLTO DI Dio che si fa uomo. ( Lc. 2,8-20 )

Dio si manifesta nello stesso tempo GRANDE e SEMPLICE, si annuncia in povertà, si fa conoscere intervenendo nella nostra umanità e recando gioia a tutti quelli che sono in ricerca di luce.

Così riusciamo a capire leggendo il passo del Vangelo di Luca sopra citato, l’esperienza insolita che fanno alcuni pastori che si trovavano di guardia al loro bestiame; essi si trovano coinvolti nella Gloria di Dio, avvolti di luce, presi momentaneamente da spavento per l’insolita situazione che verrà loro chiarita dal messaggero celeste che li rincuora:

Non temete .

A questo insolito messaggio segue, e non è più annuncio d’attesa, ma è ormai messaggio realizzato della promessa del Signore fatta precedentemente

che avrebbe visitato il suo popolo.

Ed il messaggio è il seguente…

nella città di Davide vi è nato un Salvatore, il Messia

Ed ecco come viene presentato:

troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia.

Dato questo annuncio si unì all’angelo un coro di voci celestiali che lodavano Dio…

gloria a Dio nei più alto dei cieli…”.

Questa è la maniera in cui Dio sceglie di farsi conoscere dagli uomini e per vivere con gli uomini.

Nella sua grandezza e onnipotenza, il Signore ha scelto il modo più umile per farsi riconoscere, in modo da essere accolto con semplicità, il modo per non mettere nessuno in difficoltà, e questo suo presentarsi ha suscitato nei semplici la curiosità e mosso la fede per riconoscerlo nella propria vita.

Possiamo ora dire che Dio ha un volto umano, come già all’inizio della creazione aveva voluto l’uomo a sua immagine e somiglianza.

Per noi questo sta a significare che le cose semplici e umili sono il modo più facile per comunicare ed anche il modo più semplice per farsi accogliere e riconoscere da tutti.

Non sono i grandi indumenti o i titoli nobiliari che contano e qualifichino l’uomo, ma è la sua iniziale vocazione vissuta di conseguenza con amore e semplicità, perché Dio, il Signore, ha fatto questo perché Lui è amore e gratuità, e ci insegna a portare nel nostro cuore questa immagine della vera ricchezza: la semplicità.

IL VOLTO di CRISTO che si commuove. (Lc. 10,25-37)

Nella parabola del buon samaritano sembra che Cristo si trovi nei panni di questi per insegnarci a come intervenire verso quelle persone che si trovano in difficoltà, in quanto queste non possono mai essere trascurate, ma prontamente soccorse nelle loro necessità per donar loro la primitiva dignità.

Notiamo infatti nella parabola che la gente della stessa regione e religione si mostri indifferente e schivi il malcapitato nelle mani dei briganti…andando oltre.

Non vogliamo noi qui cercare i motivi di questo loro andare oltre, ma è per noi di grande esempio scoprire come un samaritano, un miscredente, si accorga del malcapitato, si fermi, medica le ferite, lo carica sul suo giumento e lo porti alla locanda più vicina e in ultimo s’impegni ancora a passare, al suo ritorno, per saldare il debito del ricovero. Questo suo ritorno è significativo, vuole cioè conoscere lo stato di salute del suo assistito. Spesso Dio, dai più, è considerato assente, Colui che non si cura delle faccende degli uomini; in realtà è qui presentato come Colui che si fa prossimo, fermandosi dove c’è bisogno di aiuto.

Questo verbo, si ferma, è significativo, esprime la compassione di Dio che conosce l’animo umano in quanto lui stesso si è fatto uomo. Non ha sofferto il fatto di essersi fatto uomo, bensì il fatto che l’uomo abbia disprezzato il suo Signore, mettendosi al suo posto e non cercando il suo aiuto. La commozione non è soltanto uno stadio di sofferenza che uno prova, ma è soprattutto la forza interiore che ti impegna verso colui che trovi in difficoltà e ti chiede di fargli del bene.

Così Dio si fa sempre prossimo all’uomo, nessuno è come Lui capace e attento per intervenire (commozione) prontamente e sollevare da ogni sofferenza ogni malcapitato sia nel corpo che nello spirito; questo perché solo in lui c’è amore e semplicità.

Il Volto di CRISTO che soffre. Mc. 14,32-41

“Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei traditori…”

Nell’orto degli ulivi, frequentato e amato da Gesù per raccogliersi in preghiera, il volto di Cristo questa volta si trasforma in un viso che appare provato duramente.

Dice infatti l’evangelista: cominciò ad essere preso da terrore e da spavento, e a sua volta, Cristo dice ai suoi…

” l’anima mia è triste fino alla morte. Rimanete e vegliate! ” 

Dio soffre e nella persona del suo amatissimo Figlio, davanti a testimoni che ci riferiranno queste cose anche per loro indecifrabili e inaspettate, perché…il Messia può soffrire? Noi ora diciamo che anche il Signore soffre, dal fatto che l’evangelista ci riporta luoghi e testimoni e perché è uomo, è il momento cruciale della vita del Cristo in prossimità della sua consacrazione sulla croce per la realizzazione della salvezza dell’umanità: la Pasqua.

Quel viso benedetto, che si è fatto conoscere in mezzo a noi per comunicare a tutti la misericordia di Dio, è preso da terrore e da spavento. La vita allora è veramente sacra e non può essere sciupata o tolta di mezzo con facilità anche se il messaggio che trasmette può essere per molti motivo di condanna per le azioni indegne e malvagie.

L’evangelista vi annota ancora che quella sembianza era presa da spavento, sofferenza più intima ancora oltre il terrore e più profonda in quanto logora e mette in luce una tale tristezza che si manifestano nei lineamenti che provocano, in chi guarda, un senso di profondo smarrimento ed insieme incapacità d’intervento.

I testimoni di questo fatto non reggono allo sguardo, per lo smarrimento e la stanchezza che li coglie, ma certo si legge una sofferenza anche in loro che ora si sentono inutili e persi per la nuova esperienza a cui sono chiamati: un’esperienza di povertà e di debolezza davanti al Figlio di Dio che sta donando tutto se stesso, perché in loro ci sia la vita. L’umanità di Cristo la si scopre anche in questo passo riportato dall’evangelista Marco, un’umanità vera, che non si sottrae alle caratteristiche del nostro stato e questo è dato per noi, per farci capire che Lui è amore e semplicità.  

IL VOLTO di CRISTO che chiama alla CONVERSIONE. Lc. 5,27-31

“Sguardo attento, dolce…

sguardo che invita, chiama a seguirlo…

sguardo che dona certezza e sicurezza…”

Cristo è il Dio – uomo venuto in mezzo a noi, persona che non passa indifferente tra le persone, le nostre case e le nostre attività; dobbiamo dire che l’insegnamento proposto agli Apostoli è un insegnamento itinerante, quasi a voler loro presentare il grande mondo con tutte le sue problematiche.

Un mondo che li attende nella missione ricevuta e che dovranno svolgere dopo che Cristo sarà assunto in cielo.

Il suo sguardo attento, dolce è accattivante; tanto che appena la voce d’invito esce dalle sue labbra, l’interlocutore lascia la propria attività per seguirlo.

Questo suo dire: vieni e seguimi, è quasi una parola sacra, che permette al chiamato di cambiare la sua vita, il suo lavoro e di dedicarsi a tempo pieno alla vocazione che viene proposta con quel semplice “ SEGUIMI “.

Anche in questo caso, nel passo che abbiamo trovato in Luca, il chiamato che si trova al banco delle imposte, appena invitato, lascia ogni sua attività e cose e lo segue. Questo stato di fatto noi lo diciamo conversione, cioè ritorno all’inizio, quando l’uomo era alla presenza del Signore e gioiva nel parlare e stare con Lui. Ora il convertirsi è il sentire l’esigenza di ritornare per essere nel Signore, ma questo avviene solamente quando il cuore è ricco d’amore e fede, o ancora quando è alla ricerca dell’assoluto, quando si sente solo e vuoto se manca la confidenza dialogica con il proprio Signore.

Ora gli invitati alla sequela erano persone, possiamo dire, preparate al cambiamento di vita, cioè erano alla ricerca del Messia, alla ricerca di Dio, e quando la voce li invita, riconoscono questa presenza e, lasciata ogni cosa, seguono, nel totale cambiamento di vita, Colui che in fondo è per sempre amore e semplicità.

IL VOLTO di CRISTO che AMA. 1 Cor. 3,1-7

“Un volto che dice amore…che partecipa…che condivide…”

Può sembrare strano voler commentare questo brano come riferito al comportamento di Cristo nella lettera dell’apostolo sopra citata, ma è dato proprio che l’insegnamento presentato dall’apostolo è proprio la parola e l’esperienza vitale che noi cogliamo nei santi Vangeli.

Per amare veramente ci viene insegnato che è importante il rinnegamento totale di se stessi ed abbandonarsi nelle braccia di Dio per compiere tutto quello che Lui, tramite il suo Spirito, ci suggerisce.

L’Apostolo ricorda queste parole, quasi canto dell’amore, per noi che siamo distratti e presi dal nostro egoistico io, trascurante del dono gratuito dell’amore verso il fratello.

Le espressioni che si ripetono con insistenza:

Se io avessi… ma non ho la carità… nulla mi giova, fanno pensare.

Anche perché noi abbiamo tutte queste cose, frutto dei doni di Dio ed anche frutto della capacità del nostro interesse per migliorare e per possedere, in quanto la nostra natura aspira al possesso e al dominio d’ogni cosa; ma se nel dominio e nell’abbondanza di tutte queste cose, viene a mancare la carità tutto è nullo, inutile e fatica sprecata.

In Cristo noi troviamo il possesso di tutte queste cose, ma troviamo un cuore e un volto che manifestano amore.

Questa tensione la troviamo nella sua parola ma tanto più nel suo interesse verso l’uomo.

Ed è un interesse a vantaggio dell’uomo che viene amato, cioè ristabilito nella sua dignità di figlio di Dio, mentre nella persona che ama c’è soltanto un incedere verso l’altare del sacrificio, perché in Lui l’amore è totale e diventa donazione, annientamento di se stesso per dare la vita agli altri, e questo perché vediamo in Lui amore e semplicità.