La teologia biblica della terra 

 

Nota: Vedremo in questa lezione come e perché il concetto di possesso della terra sia legato all’ubbidienza a Dio.  

 

Indipendentemente da come la si chiami, la terra di Israele riflette la teologia biblica del paese. 

• È Dio il solo padrone della terra/paese: “Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti” (Lv 25:23). “Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa”. - Sl 24:1.

• La terra, il paese di Canaan, fu data da Dio a Israele come adempimento della promessa fatta ad Abraamo e ai suoi discendenti. - Dt 6:1-4,10,18.

• È solo grazie alla potenza di Dio che il popolo d’Israele, liberato dalla schiavitù in Egitto, è stato in grado di sconfiggere e spodestare nazioni più grandi e più forti. Fatto storico, questo, da non dimenticate: “Forse dirai in cuor tuo: ‘Queste nazioni sono più numerose di me; come potrò scacciarle?’. Non le temere! Ricòrdati di quello che il Signore, il tuo Dio, fece al faraone e a tutti gli Egiziani . . . il tuo Dio, ti fece uscire dall'Egitto; così farà il Signore, il tuo Dio, a tutti i popoli dei quali hai timore . . . Non ti sgomentare per causa loro, perché il Signore, il tuo Dio, Dio grande e terribile, è in mezzo a te. Il Signore, il tuo Dio, scaccerà a poco a poco queste nazioni davanti a te. Tu non potrai distruggerle d'un colpo solo, perché le bestie della campagna si moltiplicherebbero a tuo danno. Il Signore tuo Dio, invece, le darà in tuo potere e le metterà in fuga con grande scompiglio finché siano distrutte. Ti darà nelle mani i loro re, e tu farai scomparire i loro nomi di sotto il cielo; nessuno potrà resisterti, finché tu le abbia distrutte”. - Dt 7:17-24.

• La terra/paese è un dono dato da Dio ad Israele: “Il Signore, il tuo Dio, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d'acqua, di laghi e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti; paese di frumento, d'orzo, di vigne, di fichi e di melagrane; paese d'ulivi e di miele; paese dove mangerai del pane a volontà, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai dunque e ti sazierai e benedirai il Signore, il tuo Dio, a motivo del buon paese che ti avrà dato”. - Dt 8:7-10.  “No, tu non entri in possesso del loro paese per la tua giustizia, né per la rettitudine del tuo cuore; ma il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te per la loro malvagità e per mantenere la parola giurata ai tuoi padri, ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Non è dunque per la tua giustizia che il Signore, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese; perché sei un popolo dal collo duro”. - Dt 9:5,6.

• La terra/paese – di cui Dio è padrone e che con la sua potenza dà in dono a Israele, mantenendo una promessa – può essere perso da Israele se non ubbidisce alla Legge data da Dio. Le precedenti nazioni che abitarono in quella terra la persero proprio per la loro malvagità. Così potrebbe capitare a Israele. Dio, quindi, ammonisce: “Ma se ti dimenticherai del Signore tuo Dio, e seguirai altri dèi e li servirai e ti prostrerai davanti a loro, io vi dichiaro oggi solennemente che certo perirete. Perirete come le nazioni che il Signore fa perire davanti a voi, perché non avrete dato ascolto alla voce del Signore vostro Dio”. - Dt 8:19,20. Se il popolo d’Israele non sarà ubbidiente perderà la terra e ne sarà cacciato: “Sarete strappati dal paese del quale vai a prendere possesso. Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da una estremità della terra fino all'altra; e là servirai altri dèi, che né tu né i tuoi padri avete mai conosciuto: il legno e la pietra. Fra quelle nazioni non avrai riposo e non vi sarà luogo dove i tuoi piedi possano fermarsi”. - Dt 28:63-66.

• Fedeltà a Dio e sicurezza nella terra/paese sono collegate. L’infedeltà a Dio minaccia la sicurezza della terra/paese. La storia di Israele è condizionata da questo, come appare da Gs, Gdc, 1Sam, 2Sam,  1Re e 2Re. Perfino quando la terra/paese fu persa per l’infedeltà (caduta di Samaria nel 722 a. E. V. e caduta di Gerusalemme nel 587 a. E. V.), i profeti proclamarono la grazia di Dio in termini di promessa di ritorno nel paese.          

   La teologia biblica della terra continua anche nelle Scritture Greche. La parola greca γῆ (ghe), “terra” (da cui il nostro “geografia”), traduce la parola ebraica  (ֶאֶרץ erètz). Vi compare circa 250 volte. La continuità della teologia biblica della terra è assicurata da molte citazioni. Una per tutte: “Beati i mansueti, perché erediteranno la terra” (Mt 5:5; cfr. Sl 37:11). Ma non solo. Il ritorno di Yeshùa dall’Egitto è paragonato all’Esodo d’Israele: “Là [in Egitto] rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: Fuori d'Egitto chiamai mio figlio”. - Mt 2:15; cfr. Os 11:1: “Quando Israele era fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori d'Egitto”.     La teologia della terra nelle Scritture Greche non va minimizzata.  1. Yeshùa limitò coscientemente il suo ministero alla terra di Israele: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele” (Mt 15:24); “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d'Israele”. - Mt 10:5,6.

La terra è del Signore 

  Agli abitanti della terra la Bibbia ricorda che “al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti” (Sl 24:1). “La terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti”. - Lv 25:23.    Biblicamente, i confini della terra d’Israele sono stabiliti da Dio:

“Fisserò i tuoi confini dal mar Rosso al mare dei Filistei, dal deserto sino al fiume”. - Es 23:31.

“Quando entrerete nel paese di Canaan, questo sarà il paese che vi toccherà come eredità: il paese di Canaan, di cui ecco i confini: la vostra regione meridionale comincerà al deserto di Sin, vicino a Edom; così la vostra frontiera meridionale partirà dall'estremità del mar Salato, verso oriente; e questa frontiera volgerà al sud della salita di Acrabbim, passerà per Sin e si estenderà a mezzogiorno di Cades-Barnea; poi continuerà verso CasarAddar e passerà per Asmon. Da Asmon la frontiera girerà fino al torrente d'Egitto, e finirà al mare. La vostra frontiera a occidente sarà il mar Grande: quella sarà la vostra frontiera occidentale. Questa sarà la vostra frontiera settentrionale: partendo dal mar Grande, la traccerete fino al monte Or; dal monte Or la traccerete fino all'entrata di Camat, e l'estremità della frontiera sarà a Sedad; la frontiera continuerà fino a Zifron, per finire a Casar-Enan: questa sarà la vostra frontiera settentrionale. Traccerete la vostra frontiera orientale da Casar-Enan a Sefam; la frontiera scenderà da Sefam verso Ribla, a oriente di Ain; poi la frontiera scenderà, e si estenderà lungo il mare di Chinneret, a oriente; poi la frontiera scenderà verso il Giordano e finirà al mar Salato. Tale sarà il vostro paese con le sue frontiere tutto intorno”. - Nm 34:2-12.   

Al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e tutto ciò che essa contiene”.  - Dt 10:14.

“Dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Ittiti sino al mar Grande, verso occidente: quello sarà il vostro territorio”. - Gs 1:4.       Questa terra, donata da Dio a Israele, è la Terra Promessa ovvero la terra della promessa divina. - Gn 15:18; Dt 9:27,28; Eb 11:9.        Secondo le linee di confine stabilite da Dio stesso (Nm 34:1-12), la terra promessa a Israele doveva essere una stretta striscia di territorio lunga (da nord a sud) circa 480 km e larga mediamente circa 56 chilometri. Questo intero territorio, promesso da Dio a Israele, fu occupato solo al tempo di Davide e di Salomone. In genere, la parte realmente popolata dagli ebrei fu quella compresa fra Dan e Beer-Sheva, lunga (da nord a sud) solo 240 km circa. - 1Re 4:25.  

 

Bibbia e geografia d’Israele  

Nota: Conoscere la geografia della Terra Promessa aiuta a capire le vicende bibliche che vi si svolsero.  Vedremo in questa lezione alcune principali zone della terra di Israele.  

          L’accuratezza della geografia biblica  

   “Ogni volta che c’è sufficiente evidenza documentata per fare una investigazione, le dichiarazioni della Bibbia nel testo originale hanno resistito alla prova . . . Le dichiarazioni . . . geografiche sono più accurate e fidate di quelle consentite da qualsiasi altro documento antico”. Le persone che pensano per sentito dire confondono la Scrittura con i miti pagani. Forse neppure sanno che tali miti contrastano con le realtà geografiche. Molte leggende dei popoli antichi riguardano viaggi immaginari nel mondo dei morti. Parlando degli antichi greci: “La terra era concepita come una superficie piatta circondata da un vasto tratto di acqua chiamato Oceano, oltre il quale c’era l’Aldilà, una distesa tetra e desolata costellata di piante oscure e senza frutti.

Chi visita il Medio Oriente e si reca in Palestina non ha difficoltà ad associare le descrizioni bibliche con i luoghi attuali. “È impossibile non rimanere colpiti dalla costante sintonia fra la storia documentata e la geografia naturale sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento”. - Stanley, Sinai and Palesatine.    “Anche se l’itinerario preciso [degli israeliti nel deserto] fosse sconosciuto, gli aspetti caratteristici del paese corrispondono così bene alla descrizione che questa riceverebbe comunque molte notevoli conferme . . . Le sorgenti, i pozzi e i ruscelli che di tanto in tanto s’incontrano collimano con quanto viene detto delle ‘acque’ di Mara, delle ‘sorgenti’ di . . . Elim, del ‘ruscello’ dell’Horeb, del ‘pozzo’ delle figlie di Ietro, con i relativi ‘abbeveratoi’ o cisterne, in Madian. La vegetazione è ancora quella che si desumerebbe dalla storia mosaica”. - A. P. Stanley, Sinai and Palestine, 1885, pagg. 82 e 83.     “Il primo albero piantato da Abraamo a Beer-Seba era un tamarisco [Foto: tamarisco in Israele; cfr. Gn 21:33] . . . Seguendo il suo esempio, quattro anni fa nella stessa zona ne abbiamo piantati due milioni. Abraamo aveva ragione. Il tamarisco è uno dei pochi alberi che, come abbiamo riscontrato, cresce rigoglioso al sud dove le precipitazioni annue non raggiungono i 150 mm” (J. Weitz, esperto israeliano di rimboschimento, Reader’s Digest, marzo 1954, pagg. 27 e 30). “Sembra che una volta arrivato a Beersheva il patriarca Abraamo non si sia limitato a piantare un albero qualunque. . . . Scelse un albero la cui ombra è più fresca di quella di altri alberi. Inoltre il [tamarisco] può resistere al calore e a lunghi periodi di siccità spingendo le radici in profondità fino a trovare l’acqua nel sottosuolo. Non sorprende che il [tamarisco] sopravviva tuttora nelle vicinanze di Beersheva”. - N. Hareuveni, Tree and Shrub in Our Biblical Heritage, pag. 24.    “Si può affermare categoricamente che nessuna scoperta archeologica ha mai smentito un riferimento biblico. Ci sono decine e decine di ritrovamenti archeologici che confermano a grandi linee o nei minimi particolari dichiarazioni storiche contenute nella Bibbia”. -

La Fertile Mezzaluna 

   Tra la regione montuosa che si estende dall’Asia Minore (Anatolia, odierna Turchia) fino intorno al Golfo Persico e il deserto (da est del fiume Giordano fino alla regione del fiume Eufrate) c’è quella che è chiamata la Fertile Mezzaluna: si tratta di una vasta regione ben irrigata, fertile e ospitale. Il primo corno di questa “mezzaluna” iniziava al Mar Mediterraneo nel sud di Canaan e si estendeva (allargandosi) prima a nord, poi a est e infine a sud-est, fra e sopra i fiumi Tigri ed Eufrate, finendo al Golfo Persico, dove restringendosi finiva nel secondo corno. “Tutta la reale evidenza che abbiamo, quella di Genesi, l’archeologia e le tradizioni degli uomini, additato la pianura mesopotamica come la più antica dimora dell’uomo. Nella parte est di questa mezzaluna si sviluppò la civiltà babilonese (area di Sinar ed Elam), nella Mesopotamia. Questa parola deriva dal greco mèsos = (mezzo) e dal greco potamòs (= fiume): indica la regione tra i due fiumi Tigri ed Eufrate, “in mezzo ai fiumi”. Nella punta occidentale della mezzaluna, gli egizi avevano la loro civiltà progredita nella valle del fiume Nilo.    Le rotte commerciali tra l’Egitto e la Mesopotamia seguivano la Fertile Mezzaluna. E attraversavano la Palestina. La terra di Israele faceva quindi da ponte sulle rotte commerciali della Fertile Mezzaluna. Il traffico di carovane era senza fine. Il rame e il lino venivano trasportati dall’Egitto, le tinte da Canaan, l’argento dall’Asia Minore, e così via. La strada diretta dall’Egitto a Ninive o a Babilonia era impraticabile: tutto deserto. Il tragitto delle carovane di cammelli doveva essere: Babilonia → lungofiume dell’Eufrate → Damasco → lungomare mediterraneo → Gaza → Egitto. E viceversa.     Queste erano le vie di comunicazione della Fertile Mezzaluna. Abraamo dovette seguirle per spostarsi dalla città di Ur dei Caldei (in Mesopotamia) alla Terra Promessa. “Il Signore disse ad Abramo: ‘Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò’” (Gn 12:1). Vediamo ora come Abraamo dovette seguire le rotte della Fertile Mezzaluna. “Tera prese Abramo suo figlio e Lot, figlio di Haran, suo nipote, e Sarai sua nuora, moglie di Abramo suo figlio, e uscirono con lui da Ur dei caldei per andare nel paese di Canaan. A suo tempo arrivarono ad Haran e presero a dimorarvi” (Gn 11:31, TNM). Da Ur a Canaan: in linea d’aria sono poco più di 1000 chilometri. Ma Abraamo dovette farne quasi 1000 solo per arrivare a Haran, dove soggiornò: da qui altri 800 per arrivare a Canaan. “Abramo prese dunque Sarai sua moglie e Lot figlio di suo fratello e tutti i beni che avevano accumulato e le anime che avevano acquistato ad Haran, e uscirono per andare nel paese di Canaan” (Gn 12:5, TNM). Per andare da Haran a Canaan non aveva altra via che passare per Damasco, in Siria. Ma giunto a Damasco, che strada avrebbe preso per Canaan? Per saperlo occorre conoscere la geografia di Israele e le sue vie di comunicazione interne. Ciò sarà studiato in una prossima lezione.     

La Terra Promessa 

   IL GRANDE GRAPPOLO D’UVA. Quando Dio stava per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù egiziana, prospettando loro la terra in cui li avrebbe condotti per donarla loro, disse al popolo che intendeva “farlo salire da quel paese [l’Egitto] in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele”. – Es 3:8.    In Dt 8:7-10 è così descritta: “Una terra fertile: una terra ricca di torrenti, di fonti e di acque sotterranee che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; una terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; una terra di ulivi, di olio e di miele; una terra dove mangerai pane a volontà e dove non ti mancherà nulla; una terra dove le pietre sono ricche di ferro, e dai suoi monti potrai estrarre il rame. Mangerai, dunque, ti sazierai e benedirai il Signore, tuo Dio, perché ti ha dato una terra fertile”. - PdS.    Alle soglie della Terra Promessa, gli israeliti v’inviarono delle spie per esplorarlo. Questi esploratori furono i primi israeliti che si resero conto della ricchezza naturale di quella terra. “Fecero il loro racconto, e dissero: ‘Noi arrivammo nel paese dove tu ci mandasti, ed è davvero un paese dove scorre il latte e il miele, ed ecco alcuni suoi frutti’”. - Nm 13:27.     Nella valle di un torrente avevano raccolto un grappolo d’uva così grande da doverlo trasportare con una stanga tenuta da due uomini. “Quelli dunque salirono a esplorare il paese dal deserto di Sin fino a Reob . . . Giunsero fino alla valle d'Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche delle melagrane e dei fichi. Quel luogo fu chiamato valle d'Escol a causa del grappolo d'uva che i figli d'Israele vi tagliarono”. – Nm 13:21-24.    Il nome “Escol” -  (ֶאְשׁכֹּול eshcòl) , che diede il nome alla valle, indicava l’uva prima della maturazione (Cfr. Gn 40:10, dove appare il nome). L’immagine del grande grappolo d’uva tenuto su una sbarra da due ebrei è tuttora una delle immagini che raffigurano e propagandano Israele.    

SEFELA. Il nome ebraico shfelàh (ְשֵּׁפָלה) significa “regione bassa”, “bassopiano” (foto: la Sefela oggi). La versione CEI traduce il termine ebraico con “Sefela” (Gs 15:33, CEI). Il termine si riferisce in genere alla bassa regione collinare che si trova fra la catena montuosa nel centro della Palestina e la pianura costiera della Filistea (Dt 1:7; Gs 9:1;10:40;11:2;12:8; Gdc 1:9; 2Cron 28:18; Abd 19; Zc 7:7); apparteneva alla tribù di Giuda. - Gs 15:33-44.     La shfelàh è una terra fertile a clima temperato. Ai tempi biblici questa regione, con buoni pascoli per greggi e mandrie, era conosciuta per i molti suoi alberi di sicomoro e per i suoi oliveti. - 1Re 10:27; 1Cron 27:28; 2Cron 1:15;9:27;26:10.

   Siccome a est della Sefela si trovano i monti della Giudea e a ovest la pianura costiera che era occupata dalla Filistea, la Sefela era uno sbarramento naturale che separava il popolo d’Israele dai suoi antichi nemici: ogni esercito invasore che provenisse da ovest avrebbe dovuto passare per la Sefela prima di attaccare la capitale d’Israele, Gerusalemme. “Azael, re di Siria, salì a combattere contro Gat [città filistea, quindi al confine con Sefela - 1Sam 6:17,18)], e la conquistò; poi si dispose a salire contro Gerusalemme. Allora Ioas, re di Giuda, prese tutte le cose sacre che i suoi padri Giosafat, Ioram e Acazia, re di Giuda, avevano consacrate, quelle che aveva consacrate egli stesso, e tutto l'oro che si trovava nei tesori della casa del Signore e del palazzo del re, e mandò ogni cosa ad Azael, re di Siria, il quale si ritirò da Gerusalemme”. - 2Re 12:17,18.     Il re di Giuda, Ioas, corrompendolo, evitò che Azael attaccasse Gerusalemme. Sefela era davvero importante per la sicurezza della Città Santa.     

LE COLLINE DI GIUDA. A oriente di Sefela, la zona montuosa del territorio di Giuda era ottima per produrre grano, vino e olio di olive. Questa regione, data la sua montuosità, costituiva un rifugio naturale, reso ancor più sicuro da castelli e torri. Il re giudeo Iotam “costruì anche delle città nella regione montuosa di Giuda, e dei castelli e delle torri nelle foreste”. - 2Cron 27:4.     In questa regione collinare spiccava la splendida Gerusalemme, protetta su tre lati da valli profonde; il quarto lato, a nord, era protetto da una cinta di mura triplice (cfr. Giuseppe Flavio). Le provviste d’acqua erano indispensabili durante un eventuale assedio, e a ciò provvedeva la Piscina di Siloam.  “Sennacherib, re d'Assiria, venne in Giuda, e cinse d'assedio le città fortificate, con l'intenzione d'impadronirsene. Quando Ezechia vide che Sennacherib era giunto e si proponeva di attaccare Gerusalemme, deliberò con i suoi capi e con i suoi uomini valorosi di turare le sorgenti d'acqua che erano fuori della città; ed essi gli prestarono aiuto. Si radunò dunque un gran numero di gente e turarono tutte le sorgenti e il torrente che scorreva attraverso il paese. ‘Perché’, dicevano essi, ‘i re d'Assiria, venendo, dovrebbero trovare abbondanza d'acqua?’ Ezechia prese coraggio; e ricostruì tutte le mura dov'erano diroccate, rialzò le torri, costruì l'altro muro di fuori”. - 2Cron 32:1-5.     Con previdenza, per fronteggiare il possibile assedio degli assiri, il re giudeo Ezechia fece costruire delle mura esterne per proteggere la Piscina di Siloam (Is 22:11; foto a destra: scavi), conglobandola alla città; nel contempo fece ostruire le sorgenti esterne per privare d’acqua gli assedianti assiri.      Ezechia seppe assicurare l’approvvigionamento idrico incanalando l’acqua fin dentro Gerusalemme tramite una meraviglia ingegneristica: una galleria scavata nella roccia (alta mediamente 1,8 m e lunga 553 m; foto a sinistra) che dalla sorgente di Ghion portava acqua alla Piscina di Siloam. Le “azioni di Ezechia, tutte le sue prodezze, e la costruzione del serbatoio e dell'acquedotto per portare l'acqua in città, sono cose scritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda” (2Re 20:20). “Ezechia fu colui che turò la sorgente superiore delle acque di Ghion e le convogliò giù direttamente attraverso il lato occidentale della città di Davide”. - 2Cron 32:30.     Ancora oggi è possibile ai turisti che visitano Gerusalemme percorrere, guadandolo, quello che oggigiorno è detto Tunnel di Ezechia. Un’iscrizione ritrovata nel tunnel (detta Iscrizione di Siloam; foto) mostra che la galleria fu scavata da due gruppi diversi di operai: lavorando separatamente, dovevano incontrarsi a mezza via; la conformazione dello scavo mostra che vennero fatti diversi tentativi prima di riuscire a trovare la giusta direzione in cui scavare.    

I DESERTI. La parola “deserto” in ebraico è  (יְִשׁימֹון yshymòn). A occidente delle colline giudaiche si trova il deserto di Giuda (1Sam 23:19), una regione arida con dirupi frastagliati vicino al Mar Morto. È in questo deserto che veniva lasciato andare il capro per Azazel durante il Giorno di Espiazione, una volta all’anno.  “Aaronne poserà tutte e due le mani sul capo del capro vivo, confesserà su di lui tutte le iniquità dei figli d'Israele, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li metterà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo che ha questo incarico, lo manderà via nel deserto. Quel capro porterà su di sé tutte le loro iniquità in una regione solitaria; esso sarà lasciato andare nel deserto” - Lv 16:21, 22: foto: Deserto di Giuda.    Il Sl 63 fu scritto dal re Davide nel deserto di Giuda, come recita la soprascritta:  “Salmo di Davide, quand'era nel deserto di Giuda”. - Sl 63 :1.    Nel deserto di Giuda, Yeshùa, subito dopo il suo battesimo, stette quaranta giorni e vi fu tentano da satana. - Mt 4:1-11.       Scendendo verso sud-ovest, a circa 160 km, si trova il deserto di Paran (Nm 10:12), in cui gli ebrei fecero diverse tappe dopo l’Esodo, andando verso la Terra Promessa. “Queste sono le tappe fatte dai figli d'Israele che uscirono dal paese d'Egitto, divisi in schiere, sotto la guida di Mosè e di Aaronne . . . si accamparono a Etam, che è all'estremità del deserto . . . attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto  . . . si accamparono nel deserto di Sin . . . si accamparono nel deserto del Sinai . . . si accamparono nel deserto di Sin, cioè a Cades . . . ”. - Nm 33:1-49, passim.      Solo la cura che Dio aveva per Israele permise agli ebrei di sopravvivere in quelle condizioni desertiche per circa 38 anni (Dt 2:14). Israele non avrebbe mai dovuto dimenticarsene:

Non avvenga, dopo che avrai mangiato a sazietà e avrai costruito e abitato delle belle case, dopo che avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento, il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il Signore, il tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù; che ti ha condotto attraverso questo grande e terribile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni, terra arida, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per umiliarti e per provarti, per farti, alla fine, del bene. Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze. Ricòrdati del Signore tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze, per confermare, come fa oggi, il patto che giurò ai tuoi padri”. – Dt 8:12-17.    Se gli ebrei furono salvati da morte certa nel deserto, lo dovettero a Yeshùa, il consacrato di Dio, che da loro doveva nascere. “Bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo” (1Cor 10:4), TNM); quel “significava ” è nel testo greco  ἦν (en),  “era”. Per Paolo e per gli ebrei del tempo “era”, come se fosse preesistito; per noi (occidentali), “significava”. Se volessimo tradurre in termini moderni e occidentali, diremmo che gli israeliti nel deserto furono salvati dalla morte per sete in vista di Yeshùa. Noi diremmo: Dio aveva in mente Yeshùa, quello che avvenne fu in vista di Yeshùa. Gli ebrei, molto concreti e non amanti delle astrazioni, per dire quelle stesse cose utilizzavano l’idea della preesistenza, per cui Yeshùa poteva agire e operare anche prima della sua comparsa.   

IL CARMELO. La parola ebraica carmèl  (ַכְּרֶמל) significa “frutteto” (Is 16:10;32:15; Ger 2:7). Il nome è usato nella Bibbia anche per denominare il Carmelo (foto), un promontorio a forma di cuneo che si trova nella catena montuosa centrale di Israele. L’intera catena, lunga quasi 50 km, va dal Mare Mediterraneo fino a una pianura oltre la quale si trovano i colli della Samaria. In verità, non si sa se il nome “Carmelo”, ai tempi biblici, riguardasse l’intera catena o solo il promontorio. Oggigiorno il Monte Carmelo, nell’Alta Galilea, è uno dei quartieri della città di Haifa, in cui si trova anche l'università. Haifa è una città molto operosa. In Israele c'è un detto che recita: A Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte e ad Haifa si lavora. Anticamente, Haifa si trovava ai piedi del Carmelo. Sebbene mai nominata nella Bibbia, la città di Haifa è citata nel Talmud come una piccola città contadina. In una zona ormai inglobata nella città, vi è una grotta in cui, stando a una tradizione, dimorò il profeta Elia.    Dalla Bibbia sappiamo che il Carmelo era una fertile regione lunga una cinquantina di chilometri, terra rigogliosa di vigneti, oliveti e alberi da frutto. Ancora oggi, sui versanti del Carmelo si trovano frutteti, oliveti e viti; in primavera queste pendici si ammantano di fiori.     Il Carmelo è così bello che Is 35:2 parla della “magnificenza del Carmelo”, prendendola ad esempio per predire la futura gloria che Israele avrà. L’innamorato del Cantico, la più bella poesia di tutti i tempi, dice alla sua bella: “La tua testa si erge fiera come il monte Carmelo”. – Cant 7:6,.     

Fu proprio al Carmelo che il profeta Elia si contrappose ai profeti pagani del dio Baal.  1Re 18:17-40.     

Al Carmelo operò anche Eliseo. - 2Re 4:8,20,25-37